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Palazzo Cesi di Acquasparta - Acquasparta, Provincia di Terni
Indirizzo: Piazza Federico Cesi, 3, 05021 Acquasparta TR, Italia.
Telefono: 3517031853.
Sito web: facebook.com.
Specialità: Museo, Monumento, Attrazione turistica.
Altri dati di interesse: Bagno accessibile in sedia a rotelle, Ingresso accessibile in sedia a rotelle, Parcheggio accessibile in sedia a rotelle, Toilette, Ristorante, Adatto ai bambini.
Opinioni: Questa azienda ha 292 recensioni su Google My Business.
Media delle opinioni: 4.5/5.
Posizione di Palazzo Cesi di Acquasparta
Il Palazzo Cesi di Acquasparta è una destinazione imperdibile per chiunque visiti la regione dell'Umbria in Italia. Ubicado en Piazza Federico Cesi, 3, 05021 Acquasparta TR, Italia, questo palazzo offre una finestra sulla ricca storia e la cultura della regione.
Il palazzo, costruito nel XVI secolo, è stato la residenza della nobile famiglia Cesi ed è ora aperto al pubblico come museo, monumento e attrazione turistica. Gli ospiti possono ammirare le splendide architetture e le opere d'arte che risalgono a diversi secoli fa.
Una delle caratteristiche distintive del Palazzo Cesi di Acquasparta è la sua accessibilità. Il palazzo è dotato di strutture per facilitare l'ingresso e la visita alle persone diversamente abili, tra cui un bagno accessibile in sedia a rotelle, un ingresso accessibile in sedia a rotelle, un parcheggio accessibile in sedia a rotelle e toilette. Inoltre, il palazzo è adatto ai bambini ed è dotato di un ristorante che serve piatti deliziosi e tradizionali.
Il Palazzo Cesi di Acquasparta ha ricevuto un totale di 292 recensioni su Google My Business con una media delle opinioni di 4.5/5. Questo punteggio elevato riflette la qualità dell'esperienza offerta dal palazzo e la sua capacità di soddisfare le esigenze e le aspettative dei visitatori.
Recensioni di Palazzo Cesi di Acquasparta
David Bongarzone
Situato nello splendido paese di Acquasparta, oggi questo meraviglioso palazzo ne è la sede istituzionale.
È uno degli esempi lampanti di quanto importante sia il patrimonio culturale del nostro paese..
Nello specifico, questo splendido edificio tardo-rinascimentale, appartenuto alla famiglia Cesi, è stato un catalizzatore delle idee scientifiche del suo tempo..
Galileo Galilei elaborò alcune delle sue teorie scientiche/rivoluzionarie proprio in questo luogo .
La prima accademia dei Lincei fu ospitata in questo luogo..tanta tanta storia accompagna il visitatore nelle splendide sale con soffitti a cassettoni di rara fattura oppure stupendamente affrescati.
Il percorso arricchito da ologrammi, video e pannelli esplicativi richiede circa un ora ma ne vale assolutamente la pena.
Aperto nei weekend ha un prezzo di ingresso modico..
Bello e ben tenuto
silvio mencarelli
Palozzo Cesi, bellissimo palazzo del 1500 e museo nel cuore di Acquasparta, antica prima sede dell'Accademia dei Lincei
Angela Simoni
Palazzo Cesi ad Acquasparta è uno degli esempi più importanti di architettura rinascimentale in Umbria. Costruito sulle rovine di un’antica rocca, nel 1618 divenne la dimora di Federico Cesi II, il Principe dei Lincei.
L’interno del Palazzo è arricchito da numerosi affreschi, attribuiti al Lombardelli, pittore molto in voga in quel periodo, soprattutto negli ambienti romani. Durante il percorso di visita è possibile ammirare due cicli di affreschi: quello al piano terra ispirato alle “Metamorfosi” di Ovidio e quello al piano nobile ispirato alle “Vite” di Plutarco. Il piano nobile è interessante anche per i soffitti a cassettoni presenti in ogni stanza, tra cui particolarmente importante quello del salone principale con lo stemma della famiglia Cesi, sorretto da due Vittorie. Nella stessa sala è presente il camino di fronte al quale Federico Cesi e Galileo Galilei, trascorsero le loro serate nell’aprile del 1624.
Il palazzo è aperto per le visite tutti i giorni dalle 11 alle 13 e dalle 15,30 alle 18,30
Pierluigi Capotondi
Cinquecentesca dimora di una tra le famiglie illustri e prestigiose umbre-romane e sede nei primi anni del XVII sec. dell’attività scientifica del Principe Federico e della prima Accademia dei Lincei. Alla famiglia Cesi appartennero magistrati, cardinali di Santa Romana Chiesa, frati, vescovi e beati uomini. Fra le loro residenze la più eminente è quella di Acquasparta, centro di un feudo che nel 1540 Gian Giacomo Cesi e la moglie Isabella di Alviano ottennero da Pier Luigi Farnese. La splendida dimora sorse nel luogo di una rocca distrutta nel primo cinquecento nel corso delle guerre fra Todi, Terni e Spoleto e di cui utilizza le torri uniche strutture superstiti. La costruzione del Palazzo intrapresa dal Cardinale Federico nel 1561 si concluse intorno al 1579 anno del matrimonio di Federico Cesi figlio di Angelo Cesi e Beatrice Caetani, nipote di Gian Giacomo e Isabella d’Alviano, con Olimpia Corsini. Dal 1565 è documentato come architetto del palazzo il milanese Giovan Domenico Bianchi. Nel palazzo si accede dall’androne agli ambienti del piano terreno, dal portico con una scala anticamente ornata di statue dentro le nicchie si sale al piano nobile in cui affreschi e soffitti lignei a cassettoni con intagli testimoniano ancora oggi la ricchezza della decorazione delle sale, realizzati su disegni di Giovanni Domenico Bianchi e forse ispirati a quelli di palazzo Farnese a Roma sono da considerarsi tra gli esempi più importanti di questo altissimo artigianato in area romana. Nei cassettoni del salone sono intagliate figure di Ercole, putti, trofei d’armi e mascheroni e in quello centrale un grande stemma dei Cesi sorretto da due figure di Vittorie. I fregi ad affresco celebrano la famiglia Cesi ispirandosi alla vite di Plutarco ed esaltano le virtù militari di Gian Giacomo e di Angelo Cesi e la personalità di Paolo Emilio, primo cardinale della famiglia, uomo ricchissimo, colto e potente. Per la decorazione degli ambienti al piano terreno di destinazione privata si ricorse al ricchissimo patrimonio della mitologia soprattutto alle Metamorfosi di Ovidio. Tra le decorazioni pittoriche è ben visibile lo stendardo con l’emblema dell’Accademia, cioè la lince contornata da una corona d’alloro, simbolo della ricerca scientifica e della proverbiale acutezza di vista della lince, ed invito a non fermarsi alle apparenze sensibili della realtà. I documenti e i caratteri stilistici hanno consentito di identificare il responsabile degli affreschi con Giovan Battista Lombardelli un pittore di origine marchigiana dalla pittura ricca di piacevoli effetti e di gustoso senso narrativo che proprio in quegli anni trovò fortuna a Roma lavorando nei Palazzi Vaticani e in molte chiese romane. Fra il 1618 e il 1624 Federico il Linceo fece decorare al piano terreno “la sala di Callisto” con le storie della ninfa amata da Giove e tl’idea di un rinnovamento culturale basato su profonde convinzioni di ordine etico ed epistemologico. Intessuta di mitologie e storie romane di trionfi e allegorie di emblemi, la decorazione che arricchisce palazzo Cesi costituisce uno dei maggiori esempi della pittura di gusto romano in Umbria del periodo di rinascita del mondo cortese del cinquecento. All’inoltrato settecento risale infine la decorazione della cappella che per i caratteri architettonici va riferita al Romano Niccolò Ricciolini (1687-1772). Molto interessante nella sala del trono con un camino che porta una dedica a Galileo il quale nell’aprile 1624 fu ospite del giovane Federico. Nell’arredo spiccano due importanti tele “Mosè e le figlie di Jetro” di Matteo Rosselli (Firenze 1578-1650) e la “Fuga di Lot da Sadoma” di un pittore fiorentino suo contemporaneo. Disabitato per lungo tempo, utilizzato per ospitare i senzatetto nel dopoguerra l’edificio fu infine acquistato nel 1964 dall’università di Perugia che nel 1973 ne concluse il restauro.
Damiana Raschi
Sono stata a Palazzo Cesi in occasione di alcuni eventi musicali e, mossa dall’interesse per una costruzione così importante, sono tornata di recente a visitarlo. Ne è valsa veramente la pena!
Prima ho voluto documentarmi. Il Palazzo sorge nel luogo di un’antica Rocca, in Acquasparta, nell'omonima piazza, e fu edificato nel Cinquecento per volontà di Federico Aquitani Cesi. In stile tardorinascimentale, fu ristrutturato come è oggi e fatto decorare con affreschi intorno al 1579, anno delle nozze di Federico I Cesi, padre del più famoso linceo Federico II Cesi, con Olimpia Orsini. Anche l'impianto urbanistico della città è ancora quello voluto dalla famiglia Cesi, che aveva acquistato il feudo da Pier Luigi Farnese, figlio di Papa Paolo III Farnese, con l'intento di far realizzare una sontuosa dimora.
L'interno è riccamente decorato, secondo la maniera tipica del tempo, con affreschi, fregi, stemmi e soffitti a cassettoni. Su un lato del palazzo sorge la Loggia. Un importante loggiato guarda anche il cortile interno del Palazzo.
Lo spiccato interesse per lo studio, soprattutto in ambito scientifico, indusse Federico II a fondare a Roma, nel 1603, l’Accademia dei Lincei. Dopo il 1609, anno del suo rilancio proprio a Palazzo Cesi di Acquasparta, l’Accademia aumentò il numero dei componenti, tra i quali spicca Galileo Galilei, con cui Federico II ebbe un intenso rapporto.
Quale simbolo dell'Accademia Federico II scelse la Lince, animale noto per la sua vista acuta, come la dovrebbero avere, in senso letterale e metaforico gli studiosi e i ricercatori.
Federico II Cesi si dedicò soprattutto agli studi naturalistici, progettando anche un’enciclopedia botanica.
Nella metodologia della ricerca, in particolare della morfologia vegetale, Federico e gli altri Lincei acquistarono un’importanza fondamentale, anche grazie all’uso del microscopio galileiano. L’opera principale di Federico, il Theatrum totius naturae, rimase però incompiuta.
Federico II Cesi infatti, morì ad Acquasparta nel 1630, nel Palazzo dove si era ritirato a vivere da più di dieci anni. La sua morte, sopraggiunta a soli quarantacinque anni, portò alla dissoluzione dell'Accademia da lui fondata e lasciò Galileo solo di fronte ai sui avversari.
Rassicurata, in parte, dalla mia breve ricerca storica, mi sono lasciata andare alle sensazioni che la visita mi ha regalato. Nella prima sala di piano terra ho goduto dell’originale accoglienza da parte dell’ologramma di Federico, proiettato sulla parete, e di quello della Lince ingrandita, proiettata sulla libreria, così come di quello dei primi Lincei, tutti vestiti con gli abiti del loro tempo.
Sacrificando una lettura attenta dei soffitti affrescati, veramente notevoli, che mi riprometto di tornare ad ammirare con più cura, sono poi salita al piano nobile e ho ammirato la sala di rappresentanza con il soffitto a cassettoni e i piccoli studioli, con scrivanie ingombre di libri e soprammobili.
Mi sono anche seduta per qualche minuto, per immaginare meglio la vita che lì si svolgeva un tempo. Non erano coetanei, ma ho letto anche qualche pagina di antiche edizioni del Diario di Casanova e dei Versi di D’Annunzio: ben messi!
Nelle ultime sale ho ammirato, nelle teche trasparenti, gli ologrammi in 3 D dei fiori e delle piante studiate e catalogate dai Lincei, prima di prendere congedo da quello di Federico che, da perfetto padrone di casa, saluta gli ospiti alla fine della visita. Termina, fisicamente e idealmente, sul Loggiato, davanti alla ricostruzione di un grande cannocchiale.
E’ stato inventato da Galileo, ma Federico Cesi e altri insieme a lui ne condivisero, evidentemente, la filosofia che permise la sua costruzione: la curiosità e il rigore scientifico come stimolo alla conoscenza e, quindi, in senso lato, come leva del progresso umano.
Una sola incursione non basta, ci tornerò. Visite guidate o un supporto multimediale non guasterebbero.
Natura e Cultura
Sono entrata per la prima volta nel cortile interno di Palazzo Cesi, ad Acquasparta, in una serata di fine estate. Il doppio loggiato, reso ancora più suggestivo dalla proiezione di luci verdi, blu e gialle ha fatto da splendida cornice al Recital-Concerto di Marco Goldin “Storia dell’Impressionismo. Riflessi d’acqua e luce”, con musiche di Remo Anzovino eseguite dal Quintetto Rimini Classica. L’interessante excursus fatto di narrazione, musica e proiezione di quadri su maxi schermo mi è piaciuto molto, così come la scelta della location.
Ma perché un recital sugli Impressionisti a Palazzo Cesi, una costruzione cinquecentesca voluta e impreziosita da affreschi e fregi da vari esponenti della famiglia umbro romana dei Cesi? Io ci ho visto anche un significato simbolico, legato alla storia passata.
Una famiglia umbro romana decide di acquistare un feudo per costruire una residenza di campagna, per godere, quindi, delle bellezze della natura a completamento della propria vita nei palazzi romani.
Palazzo Cesi non diventa, però, solo un luogo di soggiorno ma, grazie alla passione di Federico II Cesi, anche sede di studio di discipline scientifiche e, in particolare, della botanica. L’adesione di Galileo Galilei all’Accademia dei Lincei, fondata a Roma da Federico II Cesi nel 1603 e poi rilanciata proprio dal Palazzo di Acquasparta nel 1609, non è che una prova ulteriore dell'approccio basato sull’osservazione dei fenomeni in opposizione alle teorie precostituite.
Un punto di discontinuità, dunque, verso la verità delle cose, che si espresse e si rafforzò anche nel bel mezzo della campagna umbra da parte dei Lincei.
Anche gli Impressionisti rappresentarono un punto di rottura rispetto ai canoni ufficiali della pittura, ancora imperanti a metà Ottocento. Come ci ha spiegato Marco Goldin, essi erano ancora legati agli stilemi dell’arte classica, epica, eroica ma, a lungo andare, anche stereotipata e falsa.
Cominciare a dipingere i fili d’erba, l’acqua, il cielo, le nuvole, sempre in movimento e sempre diversi a seconda dell’ora, delle condizioni climatiche, dell’altezza del sole all’orizzonte fu una conquista, una innovazione, che introduceva un elemento di verità nelle arti figurative. Non c’era più il paesaggio fisso e inamovibile, ancora permeato da finte rovine romane e roseti in fiore, ma visioni della natura come la vedono le donne e gli uomini qualunque, che cambiano con lo scorrere del tempo.
E furono proprio gli artisti olandesi del Seicento – ci ricorda Marco Goldin - a dare vita alla pittura di realtà.
Basti pensare ai quadri di Vermeer in cui troviamo scorci di città, strade urbane e cortili, interni di case borghesi, una merlettaia, una lattaia, donne intente a leggere e scrivere lettere.
Non si ritraevano più gesta eroiche in battaglia e personaggi, solo di rilievo, imbalsamati nei loro costumi di rappresentanza.
Tutto questo fu esaltato due secoli dopo dai pittori impressionisti che dipingevano il paesaggio in continua mutazione – pensiamo alla serie di quadri di Monet dedicati alle ninfee. In un secondo momento inserirono anche la figura umana, nella sua dimensione quotidiana. Uomini, perfetti sconosciuti, che passeggiano, leggono, si incontrano nei luoghi della socialità; donne che si lavano, si vestono, si pettinano, partecipano alle feste; e di tutti possiamo immaginare sentimenti, stati d’animo, storie vere o verosimili, simili a quelle che popolano le nostre giornate.
La scoperta della realtà da parte degli Impressionisti, descritta così efficacemente nel Recital, mi sembra possa essere paragonata a quella che appassionò i Lincei e, in particolare, il loro fondatore Federico II Cesi all’inizio del Seicento.
Un suggestivo spettacolo notturno - per fortuna ancora visibile su Youtube – un importante Palazzo, in una commistione tra storia, scienza, arte che, con la letteratura e nelle proporzioni preferite da ognuno di noi, ci arricchisce di continuo in modo coinvolgente ed emozionante: tanto da desiderare che tutto risucceda di nuovo, magari al chiuso, prima della prossima estate.
Doriana
Alessandro Barcherini
Il Palazzo, costruito per la ricca famiglia di mercanti fiorentini dei Gaddi, nel 1567 fu acquistato da Angelo Cesi prendendo la denominazione di "Palazzo Cesi".
Tra i componenti di questa famiglia il più noto è Federico Cesi, detto il Linceo, che nel 1603 fondò l'Accademia dei Lincei che ebbe qui la prima sede. Il palazzo ospitava il primo Orto Botanico di Roma.
Una curiosità....qui Galileo Galilei ha fatto delle ricerche molto importanti....scrivendo molteplici trattati..
Il Palazzo merita assolutamente una visita in quanto oltre ad essere bello...immerge il visitatore nella storia del tempo e lo accompagna nel percorso con audiovisivi di assoluto rilievo....ologrammi...video esplicativi...la visita fatta x bene...ascoltando e leggendo attentamente prevede due ore...ho visto persone attraversare le stanze senza fermarsi...un occhiata e via...questo modo di visitare non mi appartiene.
Daniela Brugnossi
Avete mai pensato che un luogo in Umbria potesse aver ospitato il grande Galileo Galilei? Visitate questo luogo ed immergetevi nel clima dell'Accademia dei Lincei e nei salotti del fermento scientifico delle grandi scoperte. Assolutamente da non perdere