Alberto Zino
Seminario di Psicanalisi Critica
2015 - 2016
Per la clinica della psicanalisi
2. Pratica dell'incredibile Cura
Da mercoledì 14 ottobre 2015
Via Giordano Bruno 13, 50136 Firenze
Tre serie di otto lezioni l’una, il mercoledì dalle 18.30 alle 19.45.
Iscrizione gratuita per gli studenti universitari
e per gli analisti in formazione in Psicanalisi Critica.
E’ possibile iscriversi a seminario iniziato, la ricerca è permanente.
A causa dei posti limitati, è necessaria la prenotazione.
La formazione necessaria
1 Come nominare questo luogo?
2 Il pensiero è di nessuno
3 La pulsione, il trasporto
4 Il neonato è una vibrazione
5 Una psicanalisi cava
6 La grana della voce
7 Quasi parlando
8 Vocare il bolario
La psico non è terra pia
9 L'isteria è un'opera d'arte
10 Il grido stesso della vita
11 Chi domanda?
12 Diritto alla parola, riappropriazione
13 Come un'esitazione
14 Imputabilità, amicizia 1
15 La signora omicidi
16 Il compito
Pratica dell'incredibile Cura
17 Il biancore vuoto della domanda
18 In stanza
19 Il politico disorientato
20 Passione della comunità
21 L'amore che fanno gli altri
22 Volto rivolto
23 Poesia, Cura, inesponibile
24 Quante volte batte il cuore
1 La lezione 14 del Seminario di Alberto Zino (Imputabilità, amicizia) si terrà lunedì 8 febbraio alle ore 18.00 anziché mercoledì 10 febbraio alle ore 18.30. Il motivo dello spostamento è la partecipazione di Claudia Furlanetto e di altre persone della Società Filosofica Italiana, Sezione Friuli Venezia Giulia. Furlanetto presenterà un intervento sul tema del Seminario. Un articolo su questo evento - e su Psicanalisi Critica - è già stato pubblicato sul sito della Società Filosofica Italiana, Sezione Friuli Venezia Giulia, al seguente indirizzo: http://www.sfifvg.eu/?page_id=806. Questa nuova puntata della nostra collaborazione - dopo la giornata di studio Dieci anni con Derrida a Firenze e le giornate dello scorso maggio a Udine sul libro Le voci del corpo (evento pubblicato su Psicanalisi Critica, n. 3/Two Lovers) -, si inscrive nel progetto collettivo che abbiamo nominato "Diritto alla parola”. Da non mancare.
Letture e commenti
Freud, Studi sull’isteria
Freud, Introduzione alla psicoanalisi
Freud, La tecnica della psicoanalisi
Laplanche-Pontalis, Enciclopedia della psicanalisi
Chemama-Vandermersch, Dizionario di psicanalisi
Chaumon, Jacques Lacan. La legge, il soggetto e il godimento
Lacan, Scritti
Rescio, Formazione, analisi e finitudine
Bertelloni - La scommessa della psicanalisi
Chaumon, Plon, Porge e al. - Il rapporto Turquet
e
Blanchot, L’infinito intrattenimento
Barthes, Il discorso amoroso. Seminari 1974-1976
Derrida, La carte postale
Foucault, La grande straniera
Starobinski, L’inchiostro della malinconia
Nancy, Demande. Littérature et philosophie
≪ In Varianti della cura tipo (1953), Lacan scrive che «una psicanalisi, tipo o no, è la cura che ci si aspetta da uno psicanalista». In questo scritto viene posta la questione di cosa accade all’io (termine per eccellenza avvinghiato alla padronanza) nell’analisi. Lacan annuncia qui la fine dell’io per l’analista in didattica, al termine «di una lunga ascesi soggettiva» (formazione). La fine dell’io-padrone, ovviamente. Attraverso una «regressione immaginaria», che consenta il ritrovamento dell’identificazione alienante all’Altro, si pone come effetto della cura analitica la «soggettivazione della propria morte». Come scrive Rescio, il «saperci-fare con la castrazione».
Caposaldo, per me, della formazione in Psicanalisi Critica. Poiché permette l’oltrepassamento dei transfert a valenza prettamente immaginaria: la persona impara a porre in questione il (proprio?) doversi reperire - e ogni volta ricentrare - nel sintomo, a partire da quel punto di identificazione in cui si vede amabile perché visto dall’Altro, cioè dall’analista. Fino a che la questione resta sempre se l’Altro (l’analista) mi ama o no, io mi percepisco inevitabilmente e sempre come più o meno desiderabile, più o meno desiderato. Ma mai desiderante. Non si dà presa in carico (in questione, in domanda) dell’impossibile del desiderio.
Resto un essere di risposta, non accedo all’essere di domanda, effetto dell’inconscio.
Nello stesso periodo(Nota sulla relazione di Daniel Lagache), Lacan prende le distanze rispetto a Balint - all’ortodossia psicanalitica che questi rappresenta -, che teorizza la fine dell’analisi come identificazione all’io dell’analista: l’allievo scambierebbe il suo io con quello dell’analista. I due autori, e le due concezioni, non potrebbero essere più lontani.
[…] Vi sono più motivi per cui psicanalisi non può essere votata alla servitù. Uno in particolare è proprio decisivo, poiché riguarda la clinica: psicanalisi non può che essere senza padrone poiché ce l’ha già abbastanza il sintomo. Finché si dà servitù, l’analisi non cura.
Questo è il punto, di etica e di pratica, in cui ci ritroviamo nella nostra attualità. Proprio come accadeva all’inizio degli anni ’20 del secolo scorso. Freud non trovò Todestrieb (pulsione di morte) per motivi speculativi, esoterici o pessimisti. La sua critica dovette andare lì, dalle parti della spinta della morte, semplicemente perché la sua creatura, psicanalisi, non curava più nessuno.
Allo stesso modo oggi, psicanalisi serva non cura: adatta, semplicemente.
Esiste un solo modo per impedire ciò. Si tratta della formazione degli psicanalisti. Lacan sostiene che l’etica implica non cedere sul proprio desiderio. Con riguardo al desiderio dell’analista, occorre precisare che etica implica non cedere su tale desiderio della formazione. ≫
(A. Zino, Servitùdella psicanalisi, in Psicanalisi Critica, n. 2,
Edizioni ETS, novembre 2014, www.psicanalisicritica.it)